Il valore alla base di ogni scelta - da un post in pieno lockdown

Simbiosi, scultura in cartone
esposta in occasione di
LuccaBiennaleCartasia 2022

C'è stato un giorno, in pieno lockdown, in cui i fogli di carta in formato A4 stavano per esaurirsi. Era un giorno buio in cui tutto sembrava precipitare. La carta, la banalissima carta, banale quanto il cartone con cui è realizzata la scultura della fotografia, si è improvvisamente manifestata in tutto il suo valore. 

E ne sono scaturite parole affidate, all'epoca, ad un post su Facebook.

Eccole.

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Guardo la risma dei fogli A4.

Cala.

Se ne va in compiti da stampare, auto-dichiarazioni, disegni.

Se ne va e non può tornare.

La guardo e penso a quante volte ho già pensato, scritto e detto quello che sto per ripetere. Solo che prima era troppo difficile da capire.

La nostra società fino ad oggi ha misurato quei fogli con un parametro monetario, direi quasi finanziario, cioè il loro prezzo.

Infimo, misero.

Così per decenni abbiamo stampato solo su un lato, scritto liste della spesa su lenzuola di carta, gettato nel cestino fogli appena scalfiti da una matita.

Non vale niente, cosa vuoi che sia? Sì, perché "valere" è(ra) "avere un prezzo".

D'improvviso, forse per la prima volta nella mia vita, i fogli potrebbero finire. No, stanno finendo.

Nel negozio chiuso continuano ad avere un prezzo basso, ma non si possono comprare.

Li guardo e percepisco, più forte di quanto abbia mai detto, scritto e pensato, il loro valore. E' quello di un bicchiere d'acqua quando hai sete in mezzo a monti arsi dal sole e senza sorgenti. Il valore nasce dall'incrocio tra la loro utilità e l'effettiva disponibilità.

Oggi sono un lasciapassare per andare a comprare cibo e stanno finendo. Oggi sono opportunità di svago per i miei figli e stanno finendo. Oggi sono un supporto per i miei pensieri, che potrebbero essere gli ultimi, e stanno finendo.

Oggi hanno un valore, non un prezzo.

"Valore" potrebbe essere, io spero che sia così, il dono di questo momento difficile, surreale, di rottura, di trasformazione, di scrittura della storia di intere popolazioni, se non del mondo.

Provo a guardare oltre la risma e scopro il valore di molte altre cose.

Degli abbracci, che mi servono, ma sembrano essere finiti.

Dei sorrisi, che mi servono, ma sembrano essere finiti.

Di due passi nella mia città, che mi servono, ma sembrano essere finiti.

Dei sentieri delle mie montagne, che mi servono, ma sembrano essere finiti in un altrove.

Del pianto dei bambini con cui lavoro, che mi serve, ma sembra essere finito in un altro tempo.

Dei discorsi stupidi fatti ad un tavolo con le persone a cui voglio bene, che mi servono, ma sembrano essere finiti.

Persino del grano che si muove nel vento alla stazione di rifornimento della tangenziale di Prato, la cui vista mi serve, ma sembra essere finita in un’altra vita.

Di me, di come potevo esprimermi fino a pochi giorni fa, che mi servo, ma non mi trovo.

Di noi con i nostri peggiori difetti, ma gli uni di fronte agli altri, senza schermi mediatori, con i nostri odori, malintesi, maschere, che spesso non sopportavo, ma ora capisco essere stati fondamentali.

Della libertà, che vedo scomparire e temo non tornerà come l'ho conosciuta.

Delle lacrime che scendono spesso in questi giorni e di quelle che non riescono a farlo.

Del tutto, della vita stessa, che capisco ancor di più essere nascosta in un teatro collettivo di cui ci convinciamo, ma nel quale in pochi, spero nessuno, crediamo per davvero.

"Valore" potrebbe essere la parola guida della nostre nuove vite. Un valore che non è prezzo, perché le cose e le persone valgono, non costano. Perché la vita vale, non ha un prezzo, non è una voce in un bilancio di sole monete.

Il primo di gennaio ho scritto i miei venti buoni propositi per il 2020. Uno è stato "aggiungerò un proposito a questa lista entro la prima metà dell'anno". Ora capisco il valore di quel proposito e so quale aggiungere per il resto della mia esistenza, sebbene lo abbia già praticato: usare il "valore" come parola guida di tutto il resto della mia vita.

Aggiungo solo una cosa: guardando indietro, sarò clemente con la mia vita e la leggerò usando "valore" come lente di ingrandimento per capirla meglio.



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