La colazione come momento di ben-essere
Il sudore che cola lungo la schiena dopo la corsa, le mani umidicce e gli occhi protesi sulla moka. Il caffè che, pian piano, inizia ad uscire. Io che lo guardo mentre la mano cerca i semi di girasole e i frutti da mettere sul vassoio. Ancora, il miele e la marmellata, i corn-flakes, la tazza del latte, il pane, i biscotti, lo smartphone e un libro. Complici le ore di DAD (didattica a distanza) dei figli, indipendenti come non mai, le mie colazioni durante il lockdown diventano un evento di durata indeterminata. Quasi sempre si svolgono i giardino e non sono il frettoloso nutrirsi dei mesi precedenti, ma un rito senza traccia, come una tradizione nascente che assume la portata del sacro senza avere schemi da seguire. Un tempo libero e mutevole, anche negli ingredienti che, pian piano, si arricchiscono delle ciliege e delle prime albicocche. È il gusto che sperimenta accostamenti arditi, ne abbandona alcuni per trovarne altri. Il latte che arriva sul tavolo del giardino troppo caldo p